Superlega, la Corte Ue ha in mano il futuro: i quattro scenari possibili

ROMA – C’è ancora domani – e non è un film – poi chissà che fine farà il vecchio calcio. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea, garante del diritto comunitario e dei trattati sottoscritti dai Paesi membri, si pronuncerà domattina sul caso Superlega, facendo chiarezza 976 giorni dopo la fuga in avanti dei 12 club fondatori che il 19 aprile del 2021, con la loro presa di posizione, crearono una spaccatura con le istituzioni. Quasi tutti hanno fatto marcia indietro in seguito al pesante intervento della politica e alle minacce dell’Uefa, ma la A22 Sports Management, società che si occupa di sviluppo commerciale dello sport, ha continuato a tracciare una strada. Così, dopo il dietrofront estivo della Juve post Agnelli (propedeutico a chiudere i contenziosi con Nyon in seguito alle inchieste plusvalenze e stipendi), sono rimaste formalmente in prima linea solo Real Madrid e Barcellona, mentre A22 aveva già ideato una “Nuova Superlega” più meritocratica e aperta.

In attesa del giudizio UE

Quindici giudici dovranno ora stabilire se Uefa e Fifa ostacolano la concorrenza. Questo monopolio è davvero legittimo sulla base del Trattato di Roma? La risposta cambierà gli equilibri di potere, anche nel caso in cui lo status quo dovesse essere confermato. Questa ipotesi accrescerebbe a dismisura il potere di Uefa ed è quella suggerita anche da uno degli avvocati generali Ue, il greco Rantos, secondo il quale escludere i partecipanti della Superlega dalle competizioni e minacciare sanzioni è un atto legittimo. Nel suo parere – non vincolante – Rantos ha invitato la Corte a dichiarare la compatibilità tra normativa UE e sistema Uefa-Fifa, in quanto le restrizioni risponderebbero al principio di proporzionalità e sarebbero volte al conseguimento di obiettivi connessi alla specificità dello sport. L’avvocato ha citato l’Art. 165 TFUE, il quale vaglia l’esistenza di un “modello sportivo europeo” basato su una struttura piramidale, avente tra i propri obiettivi la promozione di competizioni aperte che privilegino il merito sportivo; inoltre, il diritto della concorrenza dell’Unione non si porrebbe in contrapposizione con i limiti previsti dallo statuto Fifa in tema di commercializzazione esclusiva dei diritti sulle competizioni organizzate dalle confederazioni.

Superlega, i quattro scenari della sentenza

Nonostante le premesse, la partita è aperta. In primis perché se da una parte la Corte spesso condivide i pareri dell’avvocatura, dall’altra Rantos ha una percentuale di “smentite” più alta dei suoi colleghi. E poi perché il capo di Rantos, il primo avvocato Szpunar, ha già dato un colpo all’Uefa sul caso dell’Anversa: la regola che obbliga un club ad avere nelle liste calciatori formati nel Paese d’origine (“home trained player”) ha portato Szpunar a dire che Uefa e Fifa «esercitano funzioni sia regolamentari che economiche e, poiché queste funzioni non sono separate, è inevitabile che sorgano conflitti di interesse». Ci sarebbero poi altre tre strade percorribili per la Corte. Partiamo da quella più estrema: i giudici potrebbero sostenere come l’Uefa sia un organismo anticoncorrenziale al punto da violare i principi cardine Ue. Possibile? Una sentenza di questo tenore farebbe crollare il sistema. Risultano più percorribili due vie intermedie. La prima toglierebbe alla confederazione europea solo il potere di sanzionare i “ribelli”, la seconda stabilirebbe il ruolo di garante dell’Uefa senza però il privilegio di gestire il business economico, trattandosi di organismo che al tempo stesso è regolatore, organizzatore e legislatore. Quest’ultimo scenario metterebbe la Superlega sulla strada della Formula1, dove la federazione internazionale stabilisce le regole del gioco ma non gestisce i profitti e gli aspetti commerciali del prodotto. Entrambi i casi farebbero scricchiolare il potere di Nyon, aprendo spiragli al progetto di un nuovo calcio dove i club hanno più voce in capitolo sugli introiti e maggior centralità nei processi decisionali. Anche perché, al di là degli “squali” che da sempre strizzano l’occhio a un modello differente, c’è un movimento di “piccoli ribelli” che sta acquisendo forza. Dalla prossima stagione, con la Superchampions a girone unico, due Paesi (l’Italia se la gioca) potranno qualificare 5 squadre, mentre altri dovranno comunque passare dai soliti due o tre turni di qualificazione per portarne una sola. Sentendo parlare di meritocrazia, molti ritengono sia arrivato il momento di spartire in modo più equo la torta della ricchezza. In questi mesi di apparente silenzio diversi club si sono messi all’ascolto di A22, pur senza manifestare apertamente l’adesione al progetto. Finché Nyon e Zurigo hanno il dito sul grilletto, difficilmente questo accadrà. Ecco perché la sentenza di domani sarà decisiva. In gioco c’è anche il futuro politico dell’Uefa. Il presidente Ceferin ha già aperto alla possibilità di eliminare il vincolo dei tre mandati, presentandosi una quarta volta: vincendo la partita della Superlega avrebbe la strada spianata, in caso contrario tra 48 ore molti cominceranno a chiederne le dimissioni.


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